LE MIE BAMBINE
O' Animale |
Minipimer |
Berta La Rossa |
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CARTAGENA!
TI PORTERO’ A CARTAGENA
Cronaca di un successo
inaspettato
Eh si, la cosa è cominciata proprio un anno fa circa. (Ottobre 2003 ndr.)
Mauro, uno dei fondatori
della Deccla, il club che organizza la 6 ore a Cartagena ed altre gare di
endurance in Spagna, colpito dalle straordinarie prestazioni in quel di Monza
durante le Giornate Mondiali Guzzi, aveva invitato Alberto, Mauro e
Roberto a correre la 6 ore con una delle moto, e che moto!, del loro
Team.
I tre avevano, ovviamente
accettato di corsa ed avevano disputato una gara molto più che onorevole,
conquistando un ottimo piazzamento, considerando che avevano perso più di un
ora al box per vari problemi.
Il giovedì immediatamente
successivo, al consueto aperitivo, Alberto ha iniziato la sua implacabile
azione di sgretolamento ai fianchi: “Ma dai, perché non vieni anche tu? In
fondo il tuo Le Mans ha già il motore preparato, levi le frecce e i fari e
praticamente è pronta, …” dico: “ma non son mai andato in pista, è
pericoloso.” “ma va, si va per divertirsi, non c’è nessuno che tira veramente”
(questa frase mi ritornerà molte volte in mente un anno dopo …).
Un piccolo ma inesorabile tarlo
comincia a farsi strada nella mia mente: correre in pista, e poi in un
endurance, le gare che in fondo mi hanno sempre affascinato, fin dai tempi
della 24 ore di Le Mans con le sfide Ferrari - Porsche. Ne accenno al Maestro
Firmino, mio nume tutelare e profeta motociclistico che, con il consueto tatto,
provvede a dissuadermi. “ma che sei completamente rincoglionito? Alla tua
età? Che non sei mai stato in pista in vita tua? Che vai la e ti ammazzi,
quelli corrono sul serio, son mica mezze pippe…..”
-
253 giorni
“ma dai, perché non vieni anche
tu? In fondo il tuo Le Mans ha già il motore preparato, levi le frecce e i fari
e praticamente è pronta, …”.
Per prima cosa provvedo ad
informare il Maestro, in fondo sarà lui a prepararmi la moto ed è bene
accertarsi della sua disponibilità, oltre a cominciare il fitto scambio d’idee,
normalmente condito da abbondanti
vaffanculi, sulle modifiche da apportare alla bestia per portare a
termine dignitosamente la gara (non l’ho ancora detto, ma io ho un ego
smisurato, secondo solo ad alcuni guzzisti che conosco, ed un senso della
competizione assolutamente smodato, quasi morboso; qualunque gara intraprendo,
dalla corsa nei sacchi al torneo di briscola chiamata, partecipo solo per
vincere e,quando non vinco, il che in verità avviene quasi sempre perché, come
è noto, fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ci rimango male, ma male,
ma così male……)
Sto divagando.
Vado da Firmino e gli espongo la
cosa; solito garbato tentativo di farmi cambiare idea “ma che sei completamente rincoglionito?
Alla tua età? Che non sei mai stato in pista in vita tua? Che vai la e ti
ammazzi, quelli corrono sul serio, son mica mezze pippe…..” Ma stavolta son
preparato: “Maestro” gli dico “ho quasi 50 anni, è capitata questa opportunità,
se non vado adesso, quando? A 65 anni con la prostata infiammata, il catetere
sotto il sellino e un principio di Parkinson che mi fa andare la moto a
balzelloni? (si scoprirà più tardi che per questo non è obbligatorio il
Parkinson…).
Capisce che sono determinato, ma
iniziano subito i casini: lui non può preparami la moto: ha venduto l’officina,
lo hanno appena operato e per di più la mamma è in fin di vita.
Da solo non ce la posso fare, mi
mancano alcune conoscenze meccaniche fondamentali; decidiamo di trovare
qualcuno che dia una mano, Firmino fungerà da consulente ed il lavoro sarà
fatto nel mio box. Contattiamo Luca, guzzista munito di 1100 Sport che
ha lavorato per qualche mese con Firmino dopo la laurea. Accetta, si parte.
Da – 253 a – 30
Innanzitutto smontiamo
completamente O’Animale e imballiamo con cura ogni singolo pezzo nella plastica
a bolle. L’idea è, fatta la gara, di rimontarlo pari pari com’era prima; non ho
alcuna intenzione di rovinare il mio Le Mans I n. 316, bellissimo, più bello di
quello che c’è al museo Guzzi, più bello perfino (mi tremano i polsi al solo
pensarlo) di quello di Fange!
Contemporaneamente si da il via
alla raccolta dei pezzi necessari alla bisogna. Vengono coinvolti un po’ tutti:
Da Firmino:
- Consulenza tecnica
- Dissuasione permanente
- Cerchio anteriore Borrani Competizione del V7
Sport.
- Carburatori da 40 (senza pompa di ripresa, mi
raccomando!?)
- Cambio modificato ad innesti ravvicinati (il
dentidritti non me l’ha voluto dare, un po’ perché non ha voglia di
tirarlo giù da una delle sue moto da corsa, un po’ perché è convinto che,
alla prima sfollatona, glielo avremmo disintegrato)
- Scarichi aperti (che poi non monteremo)
- Pezzi vari ed assortiti: pompa e tubi freni, leve,
batteria, semimanubri, ecc.
- Consulenza tecnica
- Incitamento permanente
- Cerchio posteriore completo
- Flange, distanziali, rondelle e rettifiche varie
per la ruota anteriore
- Sellino in neoprene.
- Tutta la carrozzeria in vetroresina
- Comandi arretrati
- Pneumatici
- Contagiri elettronico
- Leveraggi vari
- Verniciatura carrozzeria
- Supporto per il capolino (fatto apposta)
E così cominciano i sabati
mattina chiusi nel box, si monta, si smonta, si rimonta, si prova, si riprova
e, invariabilmente, ogni settimana si chiude con la consapevolezza che non ce
la faremo mai, che sarà un miracolo riuscire a portare la moto in Spagna in
tempo.
I nostri obiettivi ci sono molto
chiari.
- portare la moto a Cartagena, possibilmente
funzionante
- completare la gara senza farsi male
- magari lottare per arrivare non proprio ultimi.
Due piloti ci sono (o almeno ci
sarebbero dovuti essere, l’esperienza insegnerà che in queste cose non ci sono
mai certezze), io e Luca, manca il terzo. Mi piacerebbe coinvolgere Marcello
“Macho”, innanzitutto un amico, lo corteggio fino al raduno di
Trevignano ma non c’è niente da fare, non cede, non ho capito bene perché ma
non se la sente. Propongo allora la cosa al Marchino, un simpatico ducatista
che gravita comunque nell’orbita del Maestro, che accetta con slancio.
Manca il resto del team; chiedo a
Davide ed Ilenia di darci una mano ai box come meccanico e cronometrista,
accettano subito entusiasti. Luca “Coluke”
si offre di aiutarci con i rifornimenti: il team è fatto.
La prima volta in pista non la
dimenticherò mai: imbarazzante per me e, soprattutto, per chi guardava e
assolutamente sconvolgente; non credo di aver mai avuto così paura in vita mia,
dire che sono legato è un eufemismo. Comunque, nonostante la paura e la
figuraccia, metabolizzo e decido che si può fare, archiviando nella mente
alcune considerazioni che poi verranno buone a Cartagena.
Nonostante tutto a fine luglio la
moto è, per la gran parte, completata; mancano ancora un po’ di cose, capolino,
contagiri, verniciatura, messa a punto, ma per settembre dovremmo farcela.
Contemporaneamente arriva la
prima tegola, avvisaglia di un settembre rosso shocking: Marchino, girando a
Brno nel corso di un raduno Ducati, cade sull’olio e si rompe la clavicola! Lui
ritiene di potercela fare in tempo, in fondo mancano ancora 60 giorni. Certo,
non dovesse farcela, oltre alla mancanza di un pilota si porrebbe il problema
del trasporto: infatti, in quanto possessore di un carrello, si era offerto di
portare giù la bestia.
Nuvole nere si addensano
all’orizzonte. Si va in ferie.
Primo casino: Marchino non ce la
fa; la clavicola non si è saldata bene e quindi non potrà essere della partita.
Improvvisamente manca un pilota ed il mezzo per portare giù la moto.
In preda a depressione parlo con
Alberto che immediatamente, mi offre il suo camper Westfalia, appena comprato
ma munito di gancio, per il viaggio e si attiva per cercare un pilota
sostitutivo: salta fuori il nome di Fabio, in arte Natalino
Balasso, un mio simpatico coetaneo che avevo conosciuto a Mandello quando,
con la sua Daytona customizzata aveva vinto il primo premio per la più bella
special. Alberto mi dice che è uno che va in circuito abbastanza spesso con una
Ducati 900; penso, peggio di me sarà impossibile, in realtà mai e poi mai mi
sarei aspettato la sua eccezionale
performance in gara.
Porto la moto da Firmino per
l’assemblaggio finale e la messa a punto quando salta fuori, assolutamente
inaspettato, il secondo casino: Luca mi comunica che non verrà,
accampando scuse assolutamente improbabili: improvvisamente non ha più i soldi
per venire, non si fida più della moto che lui stesso ha preparato, gli si è
rotto il computer, …. Ancora oggi non ho capito bene cosa gli sia successo,
fatto sta che lui ha collezionato una figuraccia eccezionale e mi ha
lasciato completamente in brache di tela.
Comincia l’affannosa ricerca del
terzo pilota (mancano non più di due settimane alla gara) ma anche Alberto,
inaspettatamente si trova in difficoltà (molti penseranno: ma Alberto che
c’entra, non fa parte di un altro team? Alberto c’entra, c’entra sempre, ma ne
parleremo più avanti).
Mentre lui cerca di convincere un
suo amico Yamahamunito, io provo a coinvolgere Davide, allo stato nostro
meccanico, che non è mai stato in pista ma che voci di corridoio danno per buon
pilota. Davide accetterebbe, ma un veto familiare lo blocca. Siamo a sei giorni
dal limite ultimo per iscriversi ed ancora in alto mare.
Intanto da Firmino si lavora
intensamente per completare la moto. Lui ha la schiena bloccata, cerco di
dargli una mano come posso. Appena vede il nostro telaietto portasella urla
disgustato di buttarlo via (effettivamente non era granché) ed in un ora lo
rifà. La carrozzeria ancora non c’è, arriverà il venerdì prima della gara,
Tiziano si mette in gioco personalmente e riesce a farmi fare il sellino in
neoprene in meno di due ore.
Siamo salvi, il team si è
riformato. Il 15 settembre, ultimo giorno utile, ci iscriviamo ufficialmente:
Il Wil Coyote Corse Team esiste.
In mezzo a tutti i casini mi era
completamente sfuggito che mancava il carrello. Mi dicono che Davide
ne ha uno ma lo chiamo troppo in ritardo: un suo amico con cui lo ha in
comproprietà, l’aveva già prenotato per andare ad Adria e quindi non è
disponibile.
Sono completamente nellammerda!
Carrelli non se ne trovano e
manca meno di una settimana alla partenza; decido di noleggiare un furgone; lo
trovo ma, anche con le tariffe aziendali, la spesa è considerevole.
In preda alla più profonda
depressione il lunedì, a due giorni dalla partenza, mi viene in mente che forse
il carrello si può affittare; comincio a chiamare tutti i noleggiatori di moto
ma la risposta è sempre: mi spiace, non affittiamo i carrelli.
Alla mattina del martedì,
recuperato il Camper di Alberto, attacco il carrello, carico la moto, mi lancio
in un’affannosa ricerca di candele adatte (nella concitazione me ne ero
dimenticato) preparo i bagagli e sono pronto, domattina si parte. Apprendo
anche che Coluke ha problemi personali e non sarà della partita: peccato, ma
oramai è tardi per trovare un sostituto, vedremo di reclutare qualcuno sul
posto.
Sono allo stremo: chiamo Ilenia,
le chiedo com’è la situazione e se può fare qualcosa; mi dice che farà tutto
quanto in suo potere che, evidentemente non è poco perché, alla fine, entrambi
saliranno su quell’aereo.
Da – 2 a 0
Mercoledì 22 settembre 2004, alle
ore 8.00 imbocco l’autostrada con il camper strapieno di tute, caschi,
cavalletti, taniche, pezzi di ricambio, ecc. ed anche il compressore. Tiziano
mi dirà “ma che cazzo te lo porti a fare il compressore?” Devo dire, ad onor
del vero, che non è stato il primo a venirmelo a chiedere in prestito, ma il secondo!.
Il circuito è deserto, nel senso
che non c’è nessuno, e nel deserto, nel senso che non c’è un filo d’erba, solo
sabbia e sassi ed una solitaria palma in corrispondenza della famosa “curva
della palma”, appunto, curvetta un pò stronza, ad onor del vero.
Però è bello, l’atmosfera molto
rilassante, c’è un gran silenzio. Mi guardo un pò intorno, bevo una coca e
torno in albergo.
Penso mi stiano prendendo per i
fondelli; arriviamo in circuito e scopro che è vero. La moto è, completamente
smontata, NEL BAGAGLIAIO DELLA MACCHINA!
Incredibile! Tirano fuori telaio
con motore, forcelle, ruote, ammortizzatori, carrozzeria e tutto il resto e si
mettono al lavoro: in meno di un’ora la moto e pronta e loro son lì a provarla
nel piazzale del parcheggio!
Arriva Miguel Angel; scambiamo
dodici parole (parla solo spagnolo!) e mi permette di fare il giro a piedi
della pista. Stacco un ottimo tempo: circa 30 minuti per fare i 3500 metri del
giro completo (quasi come in gara!).
A vederla da vicino il timore
aumenta: salite, discese, curve in salita, in discesa, cieche, tornantini,
esse, insomma, tutto l’ambaradan di una bella pista tecnica.
Ora 0
Le moto urlano con i loro
scarichi aperti, la gente cerca di urlare ancora di più per farsi sentire:
assolutamente eccitante; non vivevo un’atmosfera del genere da quando da
ragazzo, insieme a Camillo (Benso Conte di Cavour) andavamo a Monza a vedere i
GP di F1.
Si comincia a provare, le moto
entrano ed escono dai box. Noi siamo impegnati a seguire la nostra e riceviamo
un sacco di complimenti per la livrea tutta gialla (fedeli al primo
comandamento del Maestro che recita: “La
moto può anche non accendersi ma deve essere comunque dignitosa”).
Con la coda dell’occhio mi
accorgo nei box vicini di valvole piegate, aste sbarellate, cambi sfollanti,
ecc.. insomma, tutti a cercare di sistemare i propri guai meglio che si può, in
un’atmosfera di grande comunità: ci si presta attrezzi, consigli, manodopera,
si rincuora chi è in ambasce e si fanno sempre i complimenti alla moto del
vicino.
- La moto funzione benissimo
- Ale va come una bestia e già dai primi giri si
colloca intorno ai 2.08 – 2.10.
- La moto continua a funzionare benissimo
- Fabio va come un disperato e stampa tempi simili a
quelli di Ale.
- La moto funzione benissimo, se non si sta attenti
si arriva facilmente agli 8000.
- Segno tempi ridicoli, però sono abbastanza
tranquillo, non me lo sarei aspettato.
Dopo un pò arriva il secondo
problema: a 6000 giri il motore comincia a scoppiettare. Coinvolgiamo un pò
tutti, Bruno e Tiziano, i Moretti, Mauro Abba, Davide da prova di perizia
inaspettata e vengono sostituite, nell’ordine: candele, getti, puntine e
condensatori (fornite da Abbadini), bobine (gentilmente prestate da team
Moretti), ma non c’è un cazzo da fare, la moto scoppietta e continuerà per
tutta la gara. Probabilmente entra aria da qualche parte ma non riusciamo a
trovare la falla.
Gara!
Con la moto scoppiettante, ma che
comunque, a fatica, riesce a prendere ancora i 7500, Fabio stampa uno
straordinario 2.05.756 che ci vale il 12° posto in griglia. Su 38 partenti non
è davvero male. Siamo increduli e felici, ma c’è poco tempo per gioire; dopo
poco parte il giro di riscaldamento e la gara prende il via.
Per noi parte Ale; gli facciamo
tutte le raccomandazioni del caso: vai tranquillo, la gara dura sei ore, non
val la pena intrupparsi alla prima curva, ma lui è freddissimo, partirà alla
grande ed al primo passaggio manterrà la dodicesima posizione.
La gara si snoda. Passiamo
ventiduesimi alla prima ore, ma poi ci manterremo sempre fra l’undicesima e la
tredicesima posizione.
Intanto cominciano i primi
ritiri: la n. 1 non è neanche partita che è già ferma ai box; sapremo dopo che
gli succederà di tutto, compresa una caduta del povero Iosca per il grippaggio
della leva del cambio, appunto.
La Fange-Peppe-CP moto va come un
treno e i tre tirano come dannati, riescono ad arrivare fino alle prime
posizioni, poi un grippaggio del motore, probabilmente stressato dal
quintalaggio dei piloti, li costringe al ritiro.
Il Team Moretti è inarrestabile,
l’unico di noi che si permette di scender sotto il muro dei due secondi.
Purtroppo nell’ultima mezzora, quando oramai il quarto posto è ampiamente alla
loro portata, problemi prima alla
batteria e poi al cambio gli faranno perdere alcune posizioni.
Concluderanno comunque settimi e primi dei Team italiani.
I Votantonio vanno bene.
Viaggiano più o meno intorno alle nostre posizioni. Verso metà gara gli succede
una cosa incredibile: BUCANO! Per fortuna i Minchions gli prestano la loro
ruota posteriore che però, essendo più larga, tocca sul forcellone e li
rallenta un pò.
Nello e la sua band sono
straordinari con una moto un pochino in ritardo di preparazione (manca anche il
contagiri). Gas Gas purtroppo cade in una curva secca in salita che a me non è
mai piaciuta (ma io non faccio testo, si sa) e fra recupero della moto,
riparazioni al comando del cambio, disintegratosi, e ripartenza, perdono un
fracasso di tempo. Gas è bianco come un lenzuolo, in fondo è il decano del
gruppo, ma, stoicamente, dice che sta benissimo, solo qualche piccolo dolorino.
Si scoprirà poi che ha tre costole incrinate oltre a botte ed ematomi di vario
tipo.
E noi?
Come detto veleggiamo intorno
alla dodicesima posizione. Ale e Fabio vanno come dei matti (a sei giri dalla
fine Ale stabilirà il nostro miglior tempo in 2.03.196, fantastico,
considerando che la bestia continua a scoppiettare).
Io vado pianissimo, praticamente
ho il passo dei peggiori della 250. Mi impegno, ma i tempi non calano. Comunque
vado, non rischio molto, a parte un bel folle alla staccata in fondo al rettilineo,
e non credo di aver rotto troppo i maroni agli altri.
I cambi ed i rifornimenti vanno
via che è una meraviglia (se non si conta un versamento di benzina sulle teste
roventi che per un pò non m’è venuto l’infarto). Un grandissimo ringraziamento
al papà di Ale che, per fortuna, ha avuto la brillante idea di accompagnare il
figlio ed è stato immediatamente cooptato per aiutarci nei rifornimenti. Senza
di lui probabilmente ci saremmo fermati a metà gara per mancanza di benzina!
Alla quinta ora litigo un pò con
la direzione corse, peraltro perfetta nelle prime tre ore, recupero il foglio
dei tempi e scopro che siamo dodicesimi a meno di 7 secondi da
Davide-Indaco-Adelio. Parlo con Ale che deve fare l’ultimo turno, gli chiedo di
fare uno sforzo per tirare 40 minuti e, soprattutto, gli dico di puntare il 14!
Non so cosa è successo in quegli
ultimi quaranta minuti. Fatto sta che la bandiera a scacchi arriva come una
liberazione: sei ore sono tante e la tensione non è stata poca. C’è grande
festa, tutti (più o meno) sono soddisfatti cominciano le foto di gruppo ed
arrivano i risultati finali: siamo decimi assoluti e settimi di classe, secondi
solo ai Moretti fra i team italiani. Non riesco a crederci! Ancora incredulo
chiamo immediatamente il Maestro che quasi piange nel telefono, non ci crede
nemmeno lui ma se lo meritava, ha messo giù veramente una gran moto. Chiamo
anche mia moglie, ovviamente, non solo per comunicare il risultato,
essenzialmente a mio figlio che al ritorno a casa mi farà trovare anche una coppa!,
ma soprattutto per informarla che la gara è finita, io sono tutto intero e
nessuno si è fatto male.
Finale di giornata con grande
festa, cena, premiazioni, medaglie, complimenti, battutacce, degna conclusione
di un’esperienza indimenticabile.
Alla mattina riparto per i 1600
km che mi riporteranno a casa, ma già pensando alle modifiche da apportare a O’
Animale: in fondo gennaio non è così lontano.
O.
ALBERTO C’E, ALBERTO…., C’E’
(direbbe Guido Meda). Alberto c’è sempre, quando pensi che non ce la farai, ti
manca un pilota, un carrello, un pulmino, devi verniciare la carrozzeria di
domenica o fare la tabella portanumeri, ...
Alberto c’è. Un grande amico ed anche un gran pilota, peccato corra per
un altro team.
Firmino
Un eccezionale meccanico, un
amico ma soprattutto una persona straordinaria. Senza di lui tutto questo non
sarebbe stato neanche pensabile.
Bruno e Tiziano
E’ vero, faccio parte del loro
motoclub, ma non sono un loro cliente in senso stretto. Eppure si sono sbattuti
come dei matti per darci l’opportunità di partecipare, non lesinando aiuti e
consigli anche durante la gara. Grandissimi.
Mauro
Tre telefonate che mi hanno
salvato la vita. Ho imparato che su di lui si può sempre contare. Un amico in
più.
Il Team
Semplicemente fantastici, hanno
dato l’anima ed anche più. Se tutto è filato liscio lo devo essenzialmente a
loro: Fabio ed Ale piloti straordinari, Davide che si è dimostrato un meccanico
di tutto rispetto (da un ingegnere non me lo sarei mai aspettato!) Ile che ha
tenuto incrollabile la sua postazione al muretto per sei ore cronometrando,
segnalando (con il cartello “BOX” più vezzoso di tutto il Paddock),
rifocillando e rincuorando i piloti consumati dal caldo e dallo sforzo, ed il
papà di Ale che, venuto probabilmente con l’idea di farsi una vacanza, alla fine
era più sudato di tutti noi. Incommensurabili.
Mia moglie
So che ha passato due giorni
nell’ansia più totale pregando tutti i santi che non mi succedesse nulla, ma
non ha mai fatto ne detto niente per impedirmi di partecipare a questa follia,
probabilmente conscia che la passione per la moto è sì costosa e pericolosa, ma
indubbiamente meno costosa di un analista e molto, molto meno pericolosa di
un’amante diciottenne.
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